Seconda tappa.
Perché si comincia un cammino? Cosa ci spinge a farlo?
Ho letto da qualche parte che «il cammino è ciò che inizia a un passo dal buio».
Ci sono periodi in cui le chiusure, le aridità, le malattie, i virus, ci costringono all’immobilità. Tutti, sulla nostra pelle o di riflesso, abbiamo rischiato in questi ultimi anni di perdere l’olfatto e i sapori della speranza!
Non solo. A volte il lavoro, le responsabilità, le preoccupazioni, il prendersi cura di persone fragili c’impediscono di uscire. Fuori la gente si muove a ritmi vorticosi, non c’è sosta. I bambini nei parchi inventano giochi fantastici e colorati. I più si scattano fotografie e le spediscono in giro per il mondo, affinché tutti vedano quanto sono felici i loro capelli e abbronzati i loro corpi baciati dal sole di ogni stagione. Selfie di spritz con gli amici, affratellamenti attorno a barbecue per grigliate bagnate da vini stuzzicanti, assolutamente “ordinari” in altre stagioni, diventano off limits nei tempi mesti. Periodi come questi possono succedere a tutti.
È da quel buio che nasce il desiderio incontenibile del cammino! Non è apparentabile al desiderio di andare in ferie dopo un anno di lavoro. Chi è al centro del buio non ha bisogno di ferie, non sa che farsene. Né di spiagge, di hotel, di settimane bianche, di centri di benessere, di musei. Vuole di più. Non una camminata in montagna o nei boschi che profumano funghi di un’annata speciale, di più. Chi sta al centro di quel particolare buio vuole solamente una cosa: il cammino. Si capisce allora perché il cammino è ciò che inizia a un passo dal buio. È una speranza di vita nuova, un nuovo inizio.
Come spiegarlo alle persone che ti sono accanto? Non è facile, eppure,…senza esitazione, una volta raccolte le forze, accendi la luce, butti qualcosa nello zaino e parti.
Claudio Cavallo